Perché molte pratiche edilizie vengono respinte a Roma?
La presentazione di una pratica edilizia non garantisce automaticamente il via libera ai lavori. A Roma, un numero elevato di CILA, SCIA e istanze varie viene respinto, sospeso o bloccato da richieste di integrazione che allungano tempi e complicano gli interventi.
Nella maggior parte dei casi, il problema non è la normativa in sé, ma errori ricorrenti nella preparazione e nell’impostazione della pratica.
La pratica non è coerente con lo stato dell’immobile
Uno degli errori più frequenti è presentare una pratica che non tiene conto dello stato legittimo dell’immobile. Difformità pregresse, interventi mai sanati o incongruenze tra elaborati e realtà portano quasi sempre a un blocco.
A Roma, questo tipo di controllo è particolarmente rigoroso.
Titolo edilizio sbagliato
Presentare una CILA quando sarebbe necessaria una SCIA, o viceversa, è un errore comune. La scelta del titolo edilizio non è una formalità, ma il risultato di una corretta classificazione dell’intervento.
Un titolo errato rende la pratica vulnerabile a contestazioni e rigetti.
Elaborati incompleti o incoerenti
Planimetrie, sezioni, relazioni e asseverazioni devono essere coerenti tra loro. Elaborati incompleti, poco chiari o contraddittori sono una delle principali cause di richieste di integrazione.
Ogni incongruenza genera dubbi e rallenta l’istruttoria.
Sottovalutazione dei vincoli
Vincoli urbanistici, paesaggistici o condominiali vengono spesso ignorati o considerati secondari. A Roma, la presenza di vincoli è molto diffusa e una pratica che non li considera correttamente viene quasi sempre respinta.
Il problema emerge spesso solo dopo il deposito.
Interpretare la norma in modo “automatico”
Applicare schemi standard senza adattarli al caso specifico è uno degli errori più gravi. A Roma, la prassi applicativa e il contesto contano quanto la norma scritta.
Ciò che funziona in un Comune può non essere accettato in un altro.
Assenza di una strategia complessiva
Molte pratiche vengono presentate come adempimenti isolati, senza una visione complessiva dell’intervento. Questo porta a incongruenze tra progetto, pratica edilizia e obiettivi reali del committente.
Una pratica ben impostata nasce sempre da una strategia chiara, non da un semplice deposito.
Perché a Roma il margine di errore è minimo
Roma è una città complessa, con un patrimonio edilizio stratificato e uffici tecnici sottoposti a carichi elevati. Questo rende l’istruttoria più attenta e meno tollerante verso errori o approssimazioni.
Ridurre il rischio di rigetto significa preparare la pratica prima ancora di depositarla.